Amore è compassione. Qui Schopenhauer è d'accordo con Sant'Agostino, ma senza tutto l'armamentario teologico, bensì come una specie di mistica senza Dio.
Tale amore, per Schopenhauer , è senza alcun rapporto di continuità con il mondo e i suoi desideri, è semmai il contrario. Quel demone ostile che cerca di stravolgere, scompigliare e rovesciare tutto, affinché ogni Hans ottenga la sua Grete, ossia l'amore sensuale, è tutt'altro rispetto alla profonda compassione verso il prossimo. Nell'amore sensuale vogliamo solo possedere, oppure sentirci importanti, questo non merita il nome di amore. Ma il filosofo solleva un'interessante eccezione: il legame tra sexus e caritas, per esempio nell'Otello di Shakespeare, che durante l'interrogatorio dice: "Lei mi amò per i tanti pericoli passati, e io l'amai perché ne aveva tanta pietà. Questa è tutta la magia che usai con lei".
Perciò la compassione è la forma più elevata di conoscenza. Realizzabile però solo in assenza di volontà.
Il venir meno della volontà non è uno stato d'animo negativo o nichilista, come potrebbe esserlo nel suicida, bensì una sorta di serenità più alta, che tutti sperimentiamo quando desideriamo spontaneamente il bene di un altro senza aspettarci nulla in cambio.Questo stato di serenità trascendentale non si può ottenere con la volontà.
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