venerdì 31 luglio 2020

La vera storia di Davide e Golia


Desidero raccontarvi una storia che mi ha particolarmente colpito, è una storia accaduta 3000 anni fa, quando il Regno di Israele era agli inizi.

Si svolge in una zona chiamata Shephelah che oggi si trova in Israele.

La ragione per cui questa storia è interessante è che credevo di averla capita, e poi ci sono ritornato sopra e ho realizzato che non l'avevo capita.


L'antica Palestina aveva, lungo il suo confine orientale, una catena montuosa. E lungo quella catena montuosa ci sono tutte le antiche città di quella regione, cioè Gerusalemme, Betlemme, Hebron ...

E poi c'è una pianura costiera lungo il Mediterraneo, dove oggi si trova Tel Aviv.

La zona chiamata Shephelah collega la catena montuosa alla pianura costiera, ed è fondamentalmente una serie di valli e di creste che si sviluppano da est a ovest.

Lo Shephelah è una regione molto bella, con boschi di quercia e vigneti.

Ma quello che ci interessa, per la nostra storia, è che quella zona ha avuto una funzione strategica importante, in quanto era il percorso obbligato con cui gli eserciti nemici percorrevano la pianura costiera, per raggiungere le montagne e minacciare il popolo ebraico.

3.000 anni fa è accaduto esattamente questo.

I Filistei, che sono il più grande nemico del Regno di Israele, vivono nella pianura costiera. E iniziano a farsi strada attraverso una delle valli dello Shephelah, perché vogliono occupare l'area degli altipiani proprio vicino a Betlemme e dividere in due il Regno di Israele.

E il Regno di Israele, che è guidato dal re Saul, viene a conoscenza di questo piano, e Saul fa scendere il suo esercito dalle montagne e si confronta con i Filistei nella valle di Elah,

Gli Israeliti si posizionano lungo la cresta settentrionale, e i Filistei lungo il costone meridionale; e i due eserciti stanno fermi lì per settimane, uno di fronte all'altro, perché sono in stallo.

Nessuno può attaccare l'altro, perché per attaccare si deve scendere per la montagna giù nella valle e poi risalire su per l'altro lato, e nel farlo si è completamente esposti.

Così infine, per sbloccare lo stallo, i Filistei inviano il loro guerriero più potente giù nella valle; e lui grida e dice agli Israeliti:

"Inviate quaggiù il vostro guerriero più potente, risolveremo lo scontro solo noi due."

Era un modo di fare tradizionale nella guerra antica.

Era un modo di risolve le controversie senza incorrere nello spargimento di sangue di una grande battaglia.

E il Filisteo che viene inviato a valle, il loro più potente guerriero, è un gigante. È alto quasi due metri (all'epoca l'altezza media era un metro e 50). Ed è equipaggiato dalla testa ai piedi, ha una scintillante armatura di bronzo, ha una spada, un giavellotto e una lancia.

È assolutamente terrificante.

Ed è così terrificante che nessuno dei soldati Israeliti vuole combattere contro di lui.

È morte certa, capite? Non c'è apparentemente nessun modo per batterlo.

Ad un certo punto si presenta un giovane pastore, va da Saul e gli dice: "Mi batterò io contro di lui."

E Saul dice: "Non puoi duellare con lui. È ridicolo. Sei solo un ragazzo. Quello è un potente e gigantesco guerriero".

Ma il pastore è irremovibile. Dice: "No, no, non capisci, ho difeso il mio gregge contro leoni e lupi per anni. Credo di potercela fare."

E Saul non ha scelta. Nessun altro si è fatto avanti.

Così, dice: "E va bene" si gira verso il ragazzo, e gli dice:

Però devi indossare questa armatura. Non puoi affrontarlo così come sei."

Così cerca di dare al pastore la propria armatura, ma il pastore dice: "No, non posso indossare questa roba".

Il versetto biblico dice: "Io non posso indossarla perché non l'ho provata"

che vuol dire: "Non ho mai indossato armature prima. Non ha senso farlo adesso".

Così il pastore si piega sul terreno e raccoglie delle pietre e le mette nella sua borsa, e inizia a camminare giù per la montagna per affrontare il gigante.

Il gigante vede questa figura che si avvicina, e grida: "Vieni, vieni da me, così potrò nutrire con la tua carne gli uccelli del cielo e le bestie del campo".

Il pastore si fa sempre più vicino, e il gigante vede che non ha armi, non ha un'armatura, si sente insultato e grida:

"Sono forse un cane, perché tu venga da me con dei bastoni?"

Il pastorello non risponde, quando è sufficientemente vicino prende una delle sue pietre dalla tasca, la mette nella sua fionda, la fa roteare, e la lancia.

E colpisce il gigante proprio in mezzo agli occhi ... proprio nel punto più vulnerabile ... e il gigante cade, non si sa se morto o incosciente, e il pastorello corre, gli prende la spada e gli taglia la testa.

I Filistei che hanno seguito il duello dall'alto del costone, esterrefatti, si girano e scappano.

Naturalmente il nome del gigante è Golia, e il nome del giovane pastore è Davide.

E la ragione per cui valeva la pena ri-raccontarla, è che ho realizzato che tutto quello che pensavo di sapere su Davide e Golia era sbagliato.

Davide, in quella storia, dovrebbe essere lo sfavorito, giusto?

L'abbiamo sempre visto così.

In effetti, quel binomio, Davide e Golia, è entrato nel nostro linguaggio come metafora per improbabili vittorie da parte di un debole su qualcuno che è molto più forte.

Ora, perché chiamiamo Davide sfavorito?

Beh, noi lo consideriamo in svantaggio perché è un ragazzino, mentre Golia è un soldato grande e forte.

Lo consideriamo svantaggiato perché Golia è un guerriero esperto, mentre Davide è solo un pastore.

Ma sopratutto lo consideriamo svantaggiato perché mentre Golia è provvisto di tutto questo equipaggiamento militare, la pesante armatura, la spada e il giavellotto, tutto ciò che ha Davide è una fionda.

Bene, cominciamo con la frase "Tutto ciò che Davide ha, è una fionda"

perché questo è il primo errore che facciamo.

Allora, nella guerra antica, c'erano tre tipi di guerrieri.

C'era la cavalleria, quindi uomini a cavallo e con carri.

C'era la fanteria pesante, cioè i soldati a piedi, fanti armati con spade e scudi e l'armatura.

E poi c'era l'artiglieria, ovvero gli arcieri e i frombolieri.

Cos'è un fromboliere? Un fromboliere è un soldato che ha una custodia di pelle con due corde lunghe collegate ad essa. Il fromboliere mette un proiettile, un sasso o una palla di piombo, all'interno della custodia, lo fa vorticare velocemente e poi lascia andare una delle corde, e l'effetto è come lanciare un proiettile con una balestra.

Questo è ciò che Davide ha, ed è importante capire che quello che ha, non è una semplice fionda. Non è un gioco per bambini. In realtà è un'arma devastante.

Quando Davide la fa roteare in quel modo, sta facendo girare la frombola probabilmente a sei o sette giri al secondo, e questo significa che quando il sasso viene rilasciato, ha una velocità di circa 30-35 metri al secondo.

Inoltre, le pietre nella valle di Elah non erano comuni rocce. Erano di solfato di bario, rocce che hanno due volte la densità delle pietre normali.

Facendo i dovuti calcoli balistici, la potenza di impatto della roccia lanciata da una frombola, è approssimativamente uguale a quella

di una pistola calibro 45.

Capite bene che la frombola è un'arma devastante.

Sappiamo da documenti storici che i frombolieri con esperienza potevano colpire e mutilare o addirittura uccidere un uomo fino a 200 metri di distanza.

Da arazzi medievali sappiamo che i frombolieri erano in grado di colpire uccelli in volo senza difficoltà. Erano incredibilmente accurati.

Quando Davide affronta Golia, è ad una distanza ben inferiore a 200 metri.

Quando Davide mira e lancia il sasso contro Golia, ha la precisa intenzione, e la quasi certezza di colpire Golia nel suo punto più vulnerabile, ovvero in mezzo agli occhi.

Se ripercorrete la storia della guerra antica, troverete di volta in volta

che i frombolieri erano spesso il fattore decisivo contro la fanteria in battaglia.

Allora, che cosa è Golia? è la fanteria pesante, e la sua aspettativa quando sfida gli Israeliti a duello è che egli stia per combattere un altro fante.

Quando dice: "Vieni da me così che io possa nutrire della tua carne gli uccelli del cielo e le bestie del campo" la frase chiave è "Vieni da me".

Vieni da me, perché dobbiamo combattere, qui, corpo a corpo.

Ma Davide non ha assolutamente quella aspettativa, non vuole combattere contro Golia in quel modo. Perché dovrebbe? Lui è un pastore.

Ha trascorso tutta la sua vita utilizzando una frombola per difendere il suo gregge contro leoni e lupi.

Così eccolo, questo pastore, esperto nell'uso di un'arma devastante,

contro questo gigante appesantito da una cinquantina di chili di armatura

e queste armi incredibilmente pesanti che sono utili solo nel combattimento a corto raggio.

Golia è un facile bersaglio. Non ha alcuna possibilità.

Allora perché continuiamo a definire Davide lo sfavorito?

Perché continuiamo a ritenere la sua vittoria improbabile?

Ma non è finita, c'è ancora un altro elemento importante.

Non è solo che noi fraintendiamo Davide e la sua arma.

Noi fraintendiamo anche Golia.

Golia non è quello che sembra essere.

Ci sono alcuni passaggi nel testo biblico, che sono abbastanza sconcertanti, e che non quadrano con l'immagine di un potente guerriero.

Per cominciare la Bibbia dice che Golia è condotto sul fondovalle da un attendente. Beh, una cosa piuttosto strana, no?

Perché questo potente guerriero deve essere guidato da qualcun altro sul luogo di combattimento?

E poi c'è quest'altra cosa davvero strana su quanto tempo impiega Golia a reagire alla vista di Davide.

Davide sta scendendo dalla montagna, e chiaramente non si sta preparando per un combattimento corpo a corpo. Non c'è nulla in lui che dica: "Sto per combattere contro di te corpo a corpo". Non ha nemmeno una spada!

Perché Golia non reagisce a questa evidenza?

È come se egli fosse ignaro di quello che sta succedendo.

E poi c'è quel commento curioso che fa a Davide:

"Sono forse un cane che devi venire da me con dei bastoni?"

Bastoni? Davide non ha bastoni, ha solo una fionda.

Beh insomma si scopre che c'è stato un grande turbinio di ipotesi all'interno della comunità medica sul fatto che ci sia qualcosa di sbagliato su Golia, un tentativo di dare un senso a tutte queste anomalie.

Sono stati scritti molti articoli. Il primo fu pubblicato nel 1960 su una rivista medica, ed ha avviato una serie di congetture che iniziano con una spiegazione sull'altezza di Golia.

Golia supera in altezza tutti i suoi coetanei dell'epoca di circa mezzo metro, e di solito quando qualcuno è fuori dalla norma, c'è una spiegazione.

La più comune forma di gigantismo è una condizione chiamata acromegalia, l'acromegalia è causata da un tumore benigno sulla ghiandola pituitaria che provoca una sovrapproduzione dell'ormone della crescita.

Nel corso della storia, molti dei più famosi giganti hanno avuto l'acromegalia. La persona più alta di tutti i tempi è stato un ragazzo di nome Robert Wadlow, che stava ancora crescendo quando morì all'età di 24 anni. Era alto 2,70 metri. Soffriva di acromegalia.

Si ipotizza anche che Abraham Lincoln soffrisse di acromegalia.

In generale per chi è insolitamente alto, la prima spiegazione che viene data è che sia affetto da acromegalia.

E l'acromegalia ha una serie precisa di effetti collaterali, principalmente inerenti la vista.

Il tumore pituitario, crescendo, spesso inizia a comprimere i nervi visivi del cervello, con il risultato che le persone con acromegalia hanno o una visione doppia o sono fortemente miopi.

Così, quando hanno iniziato a speculare su quello che avrebbe potuto essere sbagliato in Golia, si sono detti: "aspetta un attimo, sembra proprio che Golia assomigli a qualcuno che soffra di acromegalia".

E questo fornirebbe una spiegazione del suo strano comportamento quel giorno.

Perché si muove così lentamente e deve essere scortato giù nel fondovalle

da un attendente? Perché non può farsi strada da solo, non vede bene.

Perché non si accorge che Davide non sta andando a combattere contro di lui fino all'ultimo momento? Perché Golia non riesce a vederlo chiaramente.

Quando dice: "Vieni da me” è un accenno della sua miopia.

Vieni da me, perché io non riesco a vederti.

E poi: "Sono forse un cane che devi venire a me con dei bastoni?"

Egli vede dei bastoni quando Davide ha una fionda.


Così gli Israeliti lassù sul crinale quando lo vedono pensano che sia

un nemico straordinariamente potente.

Quello che non comprendono è che la fonte della sua forza apparente era anche la fonte della sua più grande debolezza.

Ecco quindi che la storia si ribalta, completamente, è Golia lo sfavorito! Non c'è storia, Davide era nettamente il più forte, non poteva che vincere.


Ecco, forse dovremmo rivedere i nostri concetti di sfavorito e perdente.

Perché non sempre un gigante è potente, e a volte il pastorello ha un sasso in tasca.

(Libera traduzione dal libro "David and Goliath" di Malcolm Gladwell)

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giovedì 23 luglio 2020

Etimologia mon amour 01


Ròbot 
Robot deriva dal termine slavo “robota” che significa “lavoro”;
era il nome degli uomini artificiali ideati dal commediografo ceco Karel Čapek nel dramma utopico R.U.R. del 1920.
In seguito il termine robot prese ad indicare soprattutto organismi meccanici, mentre i robot di Čapek erano in realtà "replicanti", cioè umanoidi organici prodotti da quella che in seguito si sarebbe definita ingegneria genetica.
Nell'opera di Čapek i robot vengono costruiti in una fabbrica ubicata su un'isola sperduta in mezzo all'oceano. L'intento era di liberare l'umanità dalla schiavitù della fatica fisica. Ma gli effetti sono catastrofici, l'umanità reagisce male, affonda nel vizio e nell'indolenza, e le nascite iniziano a calare in modo preoccupante. Dopodiché i robot, ormai diffusi in tutto il mondo, iniziano a ribellarsi ai loro creatori e a sterminarli.
Vi ricorda qualcosa?
L'opera fu messa in scena al Teatro nazionale di Praga il 25 gennaio del 1921.



Pomo della discordia 
Secondo il mito, tutti gli dei erano stati invitati alle nozze di Peleo con Teti, eccetto Eris, la dea della discordia (e te credo, chi mai inviterebbe la dea della discordia ad una festa?), ma la dea della discordia non la prese bene e per vendicarsi fece portare sulla tavola del banchetto una mela (un pomo) d'oro, con l'iscrizione “alla più bella”.
Giunone, Minerva e Venere accamparono ciascuna le proprie pretese al dono per la più bella (in realtà anche alcuni maschietti, tipo Ganimède e compagni, avrebbero voluto partecipare, ma Giove tagliò corto, dicendo che non era ancora tempo di gay pride).
Si decise così di affidare il giudizio a Paride (mai decisione fu più difficile nella storia). Dopo lunga riflessione Paride proclamò “miss Olimpo” Venere (perché in segreto gli aveva promesso l'amore di Elena). Primo caso quindi di corruzione nel primo concorso di bellezza che si ricordi.
Ma ovviamente la sua decisione generò l'odio delle dee sconfitte, soprattutto di Minerva, che in seguito provocò la caduta di Troia, patria di Paride, menagramo della leggenda omerica.



Sincero
Fin dai tempi di Michelangelo, gli scultori avevano l'abitudine di nascondere i difetti delle loro opere colando cera fusa nelle fessure, per poi coprirla con polvere di marmo.
Il metodo era però considerato un inganno e, quindi, qualunque scultura ‘sine cera (senza cera) era considerata un'opera d'arte perfetta, pura, autentica.
Questa espressione latina “sine cera” coniò, successivamente, il termine ‘sincero’.
Ancora oggi, a volte, firmiamo le lettere con ‘sinceramente’ per assicurare all'altra persona che il contenuto del messaggio sia vero, schietto, non contraffatto, appunto ‘sine cera’.

A tal proposito ho trovato in rete una riflessione su questa parola che ho trovato semplicemente bellissima. Purtroppo non so chi sia l'autrice perché si firma solo “Manuela G.”

Ho pensato a quanto impegno mettiamo, ogni giorno, nel riempirci di cera davanti a chi amiamo, per la paura che, sfregiati, non saremmo amati per quelli che siamo davvero.
Quante volte restiamo lì, a fissare il soffitto, a guardare fuori dal finestrino di un autobus, un panorama, un tramonto, con un solo, unico pensiero: «C’è qualcuno disposto a stringere queste mie mani, i suoi graffi, la pelle ruvida, ‘sine cera’?».
Perché forse è questo il nostro desiderio più profondo. Trovare un “tu” davanti a cui, con pudico tremore, scoprire le nostre crepe.

( manuela g. )