domenica 25 settembre 2011

La maniera Furoshiki

Il furoshiki è un panno quadro che in Giappone viene utilizzato per avvolgere un oggetto o un insieme di oggetti: regalo, necessario da viaggio, cambio d'abito, spesa, contenuto di borsa. Tutto vi si avviluppa ripiegando i quattro angoli alla maniera giapponese per cui un pacchettino si trasforma in offerta. Maniera che può sembrare complicata ma che risponde ad una semplicità severa. La razionalità giapponese nel furoshiki rivela mistero e flessibilità, oltre a un disegno incantevole.
La ragione occidentale invece non avvoltola, non modella, non compone, ficca in una squadrata valigia che serra con uno scatto, chiude in una tomba.
Nella nostra cecità interpretiamo persino lo yin e lo yang come una diade, senza capire che in realtà si tratta di una trinità: lo yin, lo yang e l'unione dei due.
In Oriente d'istinto si schiva il dualismo, sostituendolo con la triade. Male-bene cede alla contrapposizione tra lo scatenamento e l'equilibrio delle forze in campo; menzogna-verità si stempra nel proverbio "Anche la bugia è un mezzo", che allude ai "mezzi" con i quali il Buddha indirizzava alla verità.
Così interpretata, la vita si fa duttile, discreta, gentile.

martedì 20 settembre 2011

Volontà e verità

La nostra ragione non può giungere a dimostrazioni irresistibili, che non implichino il concorso della volontà: noi raggiungiamo infatti la verità sempre in forme relative e parziali.
Ma d'altra parte non possiamo neanche negare ogni verità, poiché il pensiero stesso con cui negassimo l'esistenza di ogni verità vorrebbe esser vero.

sabato 3 settembre 2011

Eros e musica

Eros e musica non si conciliano con l'etica. Solo la musica può esprimere la vita del desiderio, dal suo albeggiare come vago sogno, fino alla luce abbagliante della brama che richiede il possesso. La parola, strumento soprattutto logico, malamente si piega ad esprimere l'immediatezza estetica dell'eros, anche se essa, come espressione spirituale, è superiore alla musica.
La sensualità è, nel cristianesimo, ciò che deve venir negato. Ora ogni posizione pone indirettamente ciò che essa esclude, e così, anche la sensualità acquista realtà positiva mediante la posizione del contrario che la esclude. Di qui la conclusione, apparentemente paradossale ma storicamente stimolante, che la sensualità come principio, come forza, come sistema, sia stata posta per la prima volta dal cristianesimo. In questo senso il cristianesimo, che ha asceticamente cacciato la sensualità dal mondo, è anche quello che ve l'ha portata, perché la sensualità è divenuta il correlato d'obbligo dello spirito solo mediante il cristianesimo.
La sensualità, beninteso, è sempre esistita, ma fuori dell'antitesi con lo spirito, non determinata o stigmatizzata da esso. L'eros greco non si fonda sulla sola sensualità e non la incarna in un unico individuo rappresentativo. L'idea di rappresentare l'erotismo sensuale in un individuo è nata in seno al cristianesimo, e questo erotismo sensuale, determinato spiritualmente come principio, come forza, come regno, concentrato in un unico individuo, dà origine all'idea, tutta cristiana e sconosciuta alla grecità, della genialità erotico-sensuale, che non può essere espressa, nella sua immediatezza, altro che dalla musica.
Se la si volesse esprimere mediatamente e in forma riflessa, essa cadrebbe nella sfera del linguaggio e si subordinerebbe a determinazioni etiche. Nella rappresentazione della genialità erotico-sensuale la musica esprime più felicemente la sua essenza, anche se naturalmente può esprimere infinite altre cose.
Per questa dialettica degli opposti, la musica è, nel senso più rigoroso, un'arte cristiana, quell'arte cioè che il cristianesimo pone in quanto esclude. La musica è il medium di ciò che il cristianesimo esclude da sé e quindi pone: il demoniaco. L'animo religioso dovrebbe allontanarsi dalla sensualità della musica ed esprimersi nella forma più spirituale della parola.
Non abbiamo qui una teoria della musica, ma un suo simbolico ufficio o sacrificio sull'altare immaginario di una sessualità liricamente sfrenata e incontenibile.