mercoledì 2 dicembre 2020

"Il sogno" di John Donne

 

Per nessun altro, amore, avrei spezzato questo beato sogno.
Buon tema per la ragione, troppo forte per la fantasia.
Fosti saggia a svegliarmi.
E tuttavia tu non spezzi il mio sogno, lo prolunghi.
Tu così vera, che pensarti basta,
per fare veri i sogni e le favole storia.
Entra fra queste braccia.
Se ti parve meglio per me non sognar tutto il sogno,

ora viviamo il resto.

Come un lampo o un bagliore di candela,
i tuoi occhi, non già il rumore, mi destarono.
Pure, giacché tu ami il vero,
io ti credetti sulle prime un angelo.
Ma quando vidi che mi vedevi in cuore,
che conoscevi i miei pensieri meglio di un angelo,
quando sapesti il sogno, quando sapesti
che la troppa gioia mi avrebbe destato,
e venisti, confesso che profano sarebbe stato
crederti qualcos’altro da te.

Il venire, il restare ti rivelò: tu sola.
Ma ora il levarti mi fa 
dubitare
che tu non sia più tu.
Debole quell’amore di cui più forte è la paura,
e non è tutto spirito limpido e valoroso,
se è misto di timore, di pudore, di onore.
Forse, come le torce 
che debbono esser pronte
sono accese e poi rispente, così tu fai con me.
Venisti per accendermi, vai per tornare.
Ed io sognerò nuovamente quella speranza,
ma per non morire.


John Donne (Londra, 1572 – Londra, 1631) 


Ascolta "Il Sogno" su Spreaker.