E' noto che la lettura (il saper leggere) è stato per millenni un brutale operatore di discriminazione sociale. La scrittura-lettura (poiché non vi è l'una senza l'altra) è stata legata sin dall'inizio (con gli scribi egizi) alle sfere del potere e della religione.
In quanto padrona del tempo, della comunicazione, della memoria, del segreto, essa non poteva essere che uno strumento privilegiato di potere, anche se questo sapere era delegato ad una casta di tecnici che dipendeva dal potere.
Questo è il motivo per cui l'alfabetizzazione è sempre stata legata alle lotte politiche e sociali della storia.
Nel momento in cui è concepita come la messa in comunicazione di una conoscenza, la lettura diviene una "via". La lettura è allora prescritta come un esercizio di vita, ma la lettura-saggezza può essere controproducente: si sviluppano miti, sia che le si contrapponga la vita trionfante del corpo, dei sensi, del sesso, sia che la si svaluti come un'ultima dimostrazione di vanità umana.
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