L’acqua scende a fiumi, liberando un’infinità di profumi dal bosco, profumi che sembravano nascosti in attesa dell’arrivo dell’acqua, esistenze effimere trascinate via dalla stessa forza che le ha generate, ma che in quegli attimi sovraffollano i miei sensi, chi con dolcezza, chi con arroganza, e con una vaga inquietudine cerco di respirali tutti, come se fosse l’ultima cosa da fare, l’unica che valga la pena di essere vissuta, ma appena ne colgo uno subito un altro richiede il suo diritto di esistere e di possedermi, e in quell’orgia di odori perdo quasi la percezione di me stesso.
La memoria sovreccitata si affolla di ricordi, ogni profumo è una sensazione precisa, è una gigantesca orchestra che suona la mia anima, ma è un’orchestra dove gli strumenti non emettono suoni ma profumi, innumerevoli e sapienti dita fatte di gocce d’acqua si posano proprio sopra quei fiori o quelle foglie per ricavare quell’esatta miscela di profumi, per poi cambiare ancora e ancora, come se non avessero fatto altro per tutta l’eternità, e quei fiori e quelle foglie docili sotto la pioggia, mi regalano la loro essenza più intima, come se mi svelassero i loro più reconditi segreti.
Ma l’acqua continua a scendere anche su di me, quasi volesse sciogliermi e trasformarmi in pianta, così da poter suonare le mie foglie e far partecipe tutto il bosco anche dei miei segreti e della mia natura più nascosta
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sembra musica, bravo!
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