Si vive soltanto per difetto di sapere, non appena si “sa”, non si è più in armonia.
Quando si vede quale importanza assumano le apparenze per la coscienza è impossibile sottoscrivere la tesi del Vedanta, secondo la quale "la non distinzione è lo stato naturale dell'anima". La verità è che l'anima è naturalmente portata alla molteplicità.
Non è nell'inerzia che ci si uccide, ma in un eccesso di furore contro di sé, nell'esasperazione di un sentimento che potrebbe suonare così: "Non posso sopportare più a lungo di essere deluso da me stesso".
A mano a mano che scendiamo nei nostri segreti, passiamo dall'imbarazzo, al malessere e dal malessere al disgusto: la conoscenza di sé si paga sempre troppo cara! Come d'altronde la conoscenza in genere. In un universo “spiegato” nulla potrebbe avere ancora un senso.
Non è tanto per reazione di difesa quanto per pudore, per desiderio di nascondere la loro irrealtà, che i vivi portano tutti una maschera: decisamente non è bello indugiare sotto l'Albero della Conoscenza...
Vi è qualcosa di sacro e di bello in ogni essere che non sa di esistere.
Chi non ha mai invidiato la vita vegetale ha solo sfiorato il dramma umano.
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RispondiEliminaDirei anche: la delusione si paga e si paga sempre troppo cara" :) o si pagano le illusioni? :)
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