Quest'anno (2021) quest'anno si celebrano i 700 anni dalla morte di Durante Allegherii. Meglio noto come Dante!
Libri, articoli, trasmissioni televisive e radiofoniche su di lui si sprecano, ho pensato quindi di celebrarlo narrandovi 10 cose che (forse) non sapete su di lui.
1) Campaldino
Nel giugno 1289, nella Piana di Campaldino (oggi provincia di Arezzo), si svolse la celebre battaglia tra i guelfi fiorentini e i ghibellini aretini. L'esercito fiorentino era formato da fanti e cavalieri; tra i cavalieri, in prima fila, c'era un giovane Dante. Questo fatto ci ricorda che Dante prima d'esser studioso e poeta fu anche cavaliere, il che implica una condizione economica quanto meno benestante. Non a caso, più volte durante l'esilio, da adulto, si lamenterà d'esser “senza cavalli e armi” e cioè d'esser diventato povero.
2) Lo stemma
Sulle
bottiglie di Valpolicella dei conti Serego Alighieri ammiriamo uno
stemma con ala dorata in campo azzurro.
Uno stemma che usavano
già i discendenti di Piero (figlio di Dante) nel Cinquecento. Ma si
tratta di stemma, cosiddetto “parlante”, creato da
un'interpretazione fantasiosa e arbitraria del cognome Aligeri,
cioè portatori d'ali.
In realtà il vero stemma della famiglia di Dante ero uno scudo con oro a sinistra, nero a destra e attraversato in orizzontale da una fascia bianca.
3) Il Fiore
Allora,
questo è ancor oggi dibattuto, ma d'altra parte almeno la metà di
quello che sappiamo di Dante è dibattuto!
Comunque,
ufficialmente Dante scrisse questo poemetto, titolato “Il Fiore”,
dove per fiore si intende l'organo sessuale femminile, e narra della
difficile conquista del protagonista di un fiore appunto.
Ne abbiamo parlato anche in questo articolo.
L'antefatto
è interessante perché dobbiamo sapere che Dante, al pari degli
altri letterati del suo tempo, sta cercando di capire se l'amore è
cosa buona o cattiva. A noi potrà sembrare strano, abituati come
siamo a ritenere l'amore una cosa bella e nobile, ma in realtà è
solo un fatto culturale.
Ai tempi di Dante si riteneva che i
comportamenti dovessero essere guidati dalla ragione, e temevano che
l'amore, così profondamente irrazionale, li facesse invece agire in
modo non consono e inopportuno.
E nel poema “Il Fiore” si argomenta contro l'amore, presentandolo come una follia da cui occorre difendersi.
4) Latino
Dante,
da bambino, studiò i rudimenti del latino. Il latino d'altra parte
era l'unica lingua che si potesse imparare a scuola, certo non si
insegnava il fiorentino o il lombardo ...
Ma Dante era convinto che
il latino fosse una lingua inventata, così, a tavolino, per
permettere alle persone di comunicare oltre confine.
Una sorta di
utilissima invenzione per rimediare ai danni creati dalla torre di
Babele!
5) Bologna
Della vita di Dante in generale si sa ben poco, ma si è quasi certi che svolse parte dei suoi studi all'università di Bologna.
Dovete sapere che i notai bolognesi avevano l'abitudine di riempire le pagine rimaste vuote dei loro registri, trascrivendo poesie a loro contemporanee.
Abbiamo parlato di questa curiosa abitudine in un altro post.
Ebbene, in uno di questi registri, un notaio trascrisse a memoria i versi di Dante in cui il poeta descrive la Torre Garisenda, che quindi, con molta probabilità, aveva visto di persona.
6) Verona
Dante fu a Verona in più occasioni dopo il suo esilio da Firenze.
A
volte rischiamo di non comprendere appieno cosa significasse essere
esule, giacché, seppur restando in Italia, una prima grossa
difficoltà era la comunicazione.
Dante ha messo le basi della
lingua italiana, ma ai suoi tempi nessuno parlava “italiano”.
Basti pensare che agli inizi del Duecento, quando i frati francescani dal centro Italia decisero di mandare una loro delegazione al nord Italia, inviarono un frate che parlava lombardo e tedesco. Perché lombardo e tedesco erano lingue straniere!
Ma tutto era diverso: le abitudini sociali, le leggi, il cibo!
Non a caso si lamentava “come sa di sale lo pane altrui, e come è duro calle lo scendere e ‘l salir per l’altrui scale”.
7) Il marchese Moroello
Sembra
che abbiamo rischiato di non avere una Divina Commedia.
Si
dice infatti che Dante, giunto al settimo canto, perse il manoscritto
e decise di rinunciare al compimento dell'opera.
Narra il Boccaccio che il manoscritto fu poi ritrovato in un convento e venne mostrato al poeta Frescobaldi, il quale certificò che si trattava certamente di opera di Dante.
“E
avendo investigato e trovato che Dante era a quei tempi in Lunigiana
con un nobile chiamato marchese di Moroello, il quale era in
singularità suo amico, pensò di non mandarli a Dante, ma al
marchese, che glieli mostrasse, e così fece, pregandolo che, in
quanto potesse, desse opera che Dante continuasse la impresa, e, se
potesse, la finisse”.
E fu così che il marchese di Moroello
convinse Dante a portare a termine la Commedia.
E' quasi certamente una leggenda, ma è una bella leggenda :)
8) Fiorenza
Agli
inizi del Trecento, in esilio da diversi anni ormai, Dante scrive la
canzone Amor da che convien pur ch'io mi doglia, con la
speranza che la canzone arrivi “a Fiorenza, la mia terra / che fuor
di sé mi serra / vuota d'amore / e nuda di pietate “.
Spera
insomma che i suoi vecchi concittadini, così sordi ai suoi appelli e
senza alcuna pietà, capiscano infine che lui non è più un nemico.
Dante
scrive “Fiorenza” perché è così che la chiamano in tutta
Italia, ma i fiorentini non la chiamano più così, nel loro volgare
in continua evoluzione, la chiamano invece “Firenze”.
Senza
rendersene conto, Dante era diventato davvero uno straniero per la
sua città natia.
9) Parigi
Nel
suo lungo peregrinare, sembra che sia stato anche a Parigi, dove ha
dato dimostrazione della sua incredibile memoria, se è vero quello
che racconta Boccaccio quando dice: “essendo egli a Parigi, e quivi
sostenendo in una disputazione, come nelle scuole della teologia si
facea, quattordici questioni da diversi valenti uomini e di diverse
materie, con i loro argomenti pro e contra, fatti dagli opponenti,
raccolse e ordinatamente come poste erano state, recitò; quelle poi,
seguendo quello medesimo ordine, sottilmente solvendo e rispondendo
agli argomenti. La qual cosa quasi miracolo da tutti i circustanti fu
reputata”.
Insomma fu come un giocatore di scacchi che vinse
quattordici partite in simultanea.
In realtà non tutti credono a questo viaggio a Parigi, sembra invece che si sia fermato ad Avignone.
I parigini invece ci credono dato che la via dove pare soggiornò l'hanno ribattezzata “Rue Dante”.
10) Venezia
Nell'estate
del 1321, mentre era al servizio dei Da Polenta, Dante venne inviato
a Venezia per un'ambasceria.
La sua ultima missione, ma lui non
lo sapeva.
Per l'occasione il doge Giovanni Soranzo organizzò un
pranzo a cui fu invitato assieme ad altri ospiti illustri.
Ma
giunti alla portata del pesce a Dante vennero serviti pesci piccoli,
mentre ai suoi vicini di tavola pesci più grandi.
Invece di
mangiarli Dante ne prese uno e se lo portò all’orecchio. Il Doge
incuriosito gli chiese cosa significasse e il toscano rispose che
essendo suo padre morto in quei mari chiedeva al pesce notizie di
lui.
Al che il Doge chiese cosa gli avesse risposto il pesce.
E
Dante rispose: “dice che lui e i suoi compagni qua nel mio piatto
sono troppo giovani e piccoli per saperne qualcosa, ma che in cucina
ce ne sono di grandi e adulti che certo mi sapranno dar notizia!”
Durante il suo soggiorno gli fu anche concesso di visitare l’Arsenale, di cui ha lasciato una spettacolare descrizione nel Canto XXI dell'Inferno.
11) Dante dimenticato
(Lo so, avevo detto dieci cose, ma voi mica potete credere a tutto quello che vi si dice, suvvia!)
Fin
da subito la Divina
Commedia
ebbe un notevole successo sul suolo italico (però non si chiamava
così, ma semplicemente Commedia, anzi Comedìa in fiorentino
duecentesco, fu poi il Boccaccio che le attribuì l'aggettivo
“Divina”).
Nel corso del Quattrocento cominciò a diffondersi
anche in Spagna, Francia, Inghilterra e Germania, conoscendo una
popolarità che durerà fino a metà del Cinquecento, quando Pietro
Bembo escluse Dante dai modelli d'imitazione letteraria.
In
seguito, con la Controriforma, Dante conobbe addirittura la censura
ecclesiastica, fino ad esser quasi dimenticato.
Dante ritrovò
poi il favore dei critici e del pubblico nell'Ottocento, durante la
stagione romantica.
Attenzione: non in Italia, ma in Germania e
in Inghilterra.
Poi, promosso appunto dalla critica straniera, venne riscoperto anche in Italia.
Sarà Francesco De Sanctis a consacrare Dante quale modello d'altissima poesia e simbolo risorgimentale.
Fonti: “Dante” di A. Barbero - “Vita di Dante” di L. Bruni – “Cronica” di D. Compagni - Varie da F. Villani.
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