giovedì 14 maggio 2020

Energia emotiva


Quando Holden aveva nove anni, Rufus, il labrador di famiglia, era morto. Alla nascita di Holden era già un cane adulto per cui lui aveva sempre conosciuto Rufus soltanto per quella grossa palla di pelo nero e di amore che era. Aveva mosso i primi passi tenendo stretta la pelliccia del cane in uno dei suoi pugnetti. Aveva amato quel cane con la semplice intensità che soltanto i bambini e i cani possono condividere.
Quando però Holden aveva nove anni, Rufus ne aveva quindici. Era vecchio per un cane di quella stazza. Aveva smesso di correre insieme a Holden, riusciva a malapena ad accennare un trotto per raggiungerlo, poi, poco a poco, soltanto un passo lento. Aveva smesso di mangiare. E una sera si era accasciato su un fianco accanto a un calorifero e aveva cominciato ad ansimare. Mamma Elise aveva detto a Holden che forse Rufus non avrebbe superato la notte.
Holden aveva giurato in lacrime di restare accanto al suo cane. Le prime due ore aveva tenuto la testa di Rufus in grembo e aveva continuato a piangere, mentre Rufus faticava a respirare e di tanto in tanto sbatteva debolmente la coda.
Giunto alla terza ora, contro la propria volontà e qualsiasi buon proposito avesse avuto, Holden si era annoiato.
Fu una lezione che non si sarebbe mai dimenticato.
Gli esseri umani hanno una quantità limitata di energia emotiva. Per quanto intensa posso essere la situazione, o per quanto forti siano i sentimenti, era impossibile mantenere uno stato di enfasi emotiva per sempre. Alla fine ti stancavi, e volevi solo che finisse.

(J.S.A. Corey)


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