Baden è una città che al giorno d'oggi si trova nei confini della Svizzera settentrionale, cantone di Argovia, tedesco Aargau. Da non confondere col Baden, regione storica della Germania occidentale, né con la città tedesca che sta nel Baden e che si chiama Baden-Baden. Poi c'è una città chiamata Baden anche in Austria. In tedesco Baden vuol dire "bagni".
Nel 1416 è ai bagni di Baden in Argovia, Poggio Bracciolini, e in data 18 maggio scrive una lettera, per descrivere i bagni di Baden, ad un amico fiorentino, Niccolò Niccoli.
Lettera in latino, come tutte quelle che scrive in questi anni. Lettera divertente, che rivela un uomo pieno di curiosità. Maggiori e più minute curiosità di quante aveva rivelato il Petrarca assistendo a bagni di diverso tipo più a nord, a Colonia.
Poggio Bracciolini ha curiosità di un tipo che oggi potremmo definire antropologico, ma per lui vedere i bagni di Baden è anche una soddisfazione "umanistica".
Poggio Bracciolini ha idee chiare sull'importanza del denaro: la rinuncia alla ricchezza è rinuncia alla possibilità di operare bene e nobilmente. Su questo, ovviamente, è in aperto contrasto col suo coetaneo Bernardino da Siena, al quale non risparmia attacchi violenti.
Son le "passioni" letterarie che fanno di Poggio Bracciolini un grande nella storia dell'insulto. Le sue polemiche con i colleghi umanisti Lorenzo Valla e Francesco Filelfo sono di una violenza smisurata.
Nel 1453 torna a Firenze per ricoprire la carica di cancelliere. Ma tutto il potere è ora in mano a Cosimo de' Medici il Vecchio. La carica di cancelliere è un vuoto nome.
Nella sua villa, la Valdarnina, tutto solo tra le sue lapidi latine, Poggio Bracciolini mette insieme un libretto di stile quasi epigrafico, duro, di schegge aguzze e taglienti: Confabulationes, propriamente "conversazioni" ma in senso più vasto "frammenti di chiacchiere, battute, motti, barzellette. Titolo italiano: Facezie.
Per una nemesi singolare, le Facezie sono la sola opera a cui, presso i lettori comuni, sia raccomandata la fama di Poggio Bracciolini: sul fondamento di una aneddotica comico-pornografica.
Nelle Facezie c'è anche una vena novellistica, ma soprattutto un'analisi sagace e pungente dello spirito umano e della sua psicologia.
Questa l'introduzione scritta dall'autore stesso:
Io penso che saranno molti che daranno biasimo a questi discorsi, sia come cose di niun conto ed indegne de la gravità dell'uomo, sia perché essi vi cercassero maggiore eleganza nel dire e piú animato lo stile. Ma se io loro risponda di aver letto che i nostri maggiori, uomini di grandissima prudenza e dottrina, di giuochi, di facezie e di favole si dilettarono e non si ebbero biasimo ma lode, credo che abbastanza avrò fatto per ricuperare la loro stima. Imperocché chi vorrà credere che io abbia fatta cosa turpe imitandoli in questo, non ponendolo nelle altre cose, e dando a le cure de lo scrivere quel tempo che gli altri perdono ne le società e ne la conversazione, quando principalmente non sia questo lavoro indecoroso e qualche piacere possa dare al lettore? Ed è cosa onorevole et necessaria anzi, ed ebbero per essa lode i filosofi, sollevare l'animo nostro oppresso da molestie e da pensieri e trarlo alla gioia ed alla allegria con qualche lieta ricreazione. Però ricercare l'alto stile ne le piccole cose, o in queste che si hanno a esprimere con la parole propria e faceta, o per riferire ciò che altri disse, sembra cosa di troppa noia. Poiché vi son certe cose che non amano maggiore ornamento e vogliono invece esser dettate quali vennero da chi parlando le disse.
Giova ricordare che le Facezie di Poggio Bracciolini furono lette ed amate anche da Leonardo da Vinci.
Ne riportiamo qui una, in testo integrale (tradotto dal latino):
XXIV
DI UNA FEMMINA MATTA
Una femmina del mio paese, che
pareva matta, era condotta da suo marito e da' parenti a una certa
fattucchiera, per opera della quale credeasi di poterla curare; e per
passare l'Arno la posero a cavalcioni dell'uomo più forte; ma ecco in
questa ella imprese a muoversi sulle spalle dell'uomo similmente a' cani
in calore, e a gridare ripetutamente: «Io voglio l'uomo, suvvia, datemi
l'uomo». E con queste parole mostrò la ragion del suo male. Colui che
la portava scoppiò a rider sì forte che cadde con la donna nell'acqua; e
tutti gli altri ne risero, e conobbero che a medicar quel male non
eravi bisogno d'incantesimi, ma di quell'altra cosa, e con questa
sarebbe ella tornata in sanità; e volti verso il marito: «Tu, dissero,
sei il miglior medico di tua moglie». E se ne tornarono tutti, e dopo
che il marito fu seco e la contentò, ella tornò sana di mente. Questo,
del resto, è il miglior rimedio della pazzia delle donne.Freud non ha inventato niente.
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