A Francoforte nel 1442
l'imperatore Federico III d'Asburgo incorona d'alloro il poeta Enea
Silvio Piccolòmini.
I Piccolomini sono una
grande famiglia di Siena.
Sorvolo su una Siena in chiave Piccolomini,
che pure mi tenta assai, perché quando nasce Enea Silvio, nel 1405,
i Piccolomini sono esuli da Siena per ragioni politiche, e se ne
stanno andando nel loro castello di Corsignano.
Corsignano al giorno
d'oggi non c'è più: sarà Enea Silvio Piccolomini in persona a
cambiargli nome quando sarà papa. La chiamerà Pienza (oggi comune
di Siena). Se visiterete Pienza capirete l'errore in cui cadono
molti, dicendo che il papa Pio II ha costruito una nuova vera
e propria benché minuscola città, il delizioso avanzo di un sogno
rinascimentale. Nulla di tutto ciò. Il papa Pio II, appena eletto,
commissiona allo scultore e architetto Bernardo Rossellino la
costruzione di una chiesa e di alcuni palazzi intorno alla piazzetta
davanti alla chiesa. La chiesa è realizzata su uno strapiombo e
richiede subito lavori di consolidamento, tuttora in corso. I palazzi
sono costruiti per ordine del papa a spese di vari cardinali. Al
palazzo Piccolomini si deve aggiungere un'ala per le cucine, che non
erano state previste nel progetto. Nel progetto non è stato previsto
il resto della città.
Per la storia
dell'urbanistica Pienza non ha molto peso (mentre ha peso Palma,
fondata dai veneziani nel 1593, al giorno d'oggi Palmanova, in
provincia di Udine).
Se vi piace coltivare
certi pensieri, potete pensare che Enea Silvio Piccolomini, diventato
Pio II, ha voluto distruggere il castello di Corsignano in cui Enea
Silvio era nato. C'è una frase di Pio II che dice: dimenticate Enea,
prendetevi Pio (anche se, per Virgilio, Enea era per antonomasia pio:
pius Aeneas)
Nell'anno
1442, a Francoforte, Enea Silvio Piccolomini è incoronato per cose
empie.
Dopo
aver studiato a Siena, Enea Silvio ha lasciato la città dei suoi nel
1431, al seguito di un cardinale, alla volta del concilio di Basilea.
Incaricato di varie missioni corre in lungo e in largo per l'Europa,
passando da un protettore all'altro fino a trovarsi nell'insolita
posizione di segretario simultaneo del papa, dell'antipapa e
dell'imperatore.
L'imperatore,
il Federico III d'Asburgo da cui siamo partiti, incorona il poeta
Enea Silvio per il divertimento che il multiforme senese dà alla sua
corte, con opere latine più o meno erotiche.
Pochi
anni dopo, Enea Silvio Piccolomini, abbraccia la carriera
ecclesiastica. Prende gli ordini ed è subito vescovo di Trieste; nel
1456 è cardinale di Siena.
Nel
1458 muore il papa Callisto III. Il cardinale Enea Silvio Piccolomini
viene eletto papa con il nome di Pio II.
Per trovare un altro papa a
nome Pio, bisogna risalire all'anno 140 dC.
Pio
II ha cinquantanni, e fa tante cose.
Per
esempio, come abbiamo visto, distrugge il castello di Corsignano,
dove è nato, e cambia il nome al luogo: Pienza, dal proprio nuovo
nome.
Trova
anche il tempo per scrivere una autobiografia, Commentarii
rerum memorabilium quae temporibus suis contigerunt,
“cronache di cose memorabili successe ai suoi tempi”.
Non
lasciatevi ingannare dalla brevità del presente articolo. I
Commentarri di Pio II sono uno dei più bei libri del Quattrocento.
Dell'intera storia della letteratura italiana. Certamente l'unica
opera che valga la pena di leggere tra le infinite degli “umanisti
esclusivi” (scrittori e poeti che scrivono “esclusivamente” in
latino).
I
Commentarii di Pio
sono una lettura di notevole valore storico. "Pio II" -
dice Creighton - "è il primo scrittore che tentò di
rappresentare il presente come sarebbe apparso ai posteri, che
applicò coscientemente una concezione scientifica della storia alla
spiegazione e all'organizzazione degli eventi".
Enea
Silvio Piccolomini, che ora è Pio II, ha una forte consapevolezza
del fatto che l'autobiografia è un genere plurale. Parte col
dichiarato proposito di lasciare un'immagine di sé da contrapporre a
quella che i suoi molti nemici ne vengono divulgando, ma nel lavoro
della scrittura sul dichiarato proposito prevale il divertimento
della confusione.
Già
la Crònica di
Salimbene (1250) è un libro mirabilmente disordinato, quanto ad
argomenti, ma il tono è costante. Nei Commentarii
di Pio II sono mirabilmente confusi anche i toni. Accanto alla pagina
riposata, alla descrizione elaborata, premono annotazioni concitate e
fulminee, riflessioni strozzate, enumerazioni secche. Interruzioni,
riprese, salti d'argomento.
Parla
Enea, parla Pio, parla la folla accozzata dell'io.
C'è
il primo testo fondamentale della storia del canottaggio, e c'è la
prima testimonianza sui vampiri della Transilvania.
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