venerdì 26 marzo 2010

La nostra mente filtra


Nel post precedente ho parlato dell’abitudinarietà della nostra mente, ed ho accennato alla sua azione filtrante. Vediamo meglio di cosa si tratta.
Siamo abitutati a pensare  ai nostri sensi come a qualcosa che ci permette di percepire la realtà esterna, in realtà quello che fanno è selezionare tra i miliardi di stimoli che costantemente bombardano il nostro corpo, quelli che siamo in grado di capire o, meglio, di sopportare.
Sulla base di quali principi la nostra mente sceglie ciò di cui “io” sarò cosciente?
Non c’è una risposta precisa a questa domanda, tuttavia qualcosa è noto, per quanto i principi in questione spesso non siano essi stessi accessibili alla coscienza. In primo luogo, gran parte dell’ingresso è esaminato a livello cosciente, ma solo dopo essere stato selezionato dal processo di percezione, che è del tutto incoscio.
In pratica io (il mio “io” conscio) vedo una versione, prodotta incosciamente, di una piccola percentuale di ciò che eccita la mia retina, ma nella mia percezione sono guidato dai miei fini.
Siano essi di interesse, di difesa o di autoconvicimento.
La nostra coscienza quindi opera in termini di finalità, e il risultato è che ci dobbiamo accontentare di una coscienza (e di quindi di una percezione) della realtà estremamente limitata
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