"Colui che si dispera nella debolezza, ossia l'infelice che si rende dipendente dalla fortuna, non può credere che l'eternità riserbi per lui una consolazione; l'ostinazione non vuole nemmeno sentir parlare della consolazione dell'eternità che, infatti, segnerebbe la sua fine come disperato.
Egli vuole rappresentare proprio un'obiezione contro l'intera esistenza.
In termini figurati: è come se uno scrittore incorresse in un errore di ortografia (forse non si tratta nemmeno di un errore, ma di qualcosa che fa parte essenzialmente, in un senso molto più alto, dell'intera rappresentazione) e questo errore, ora conscio della propria scorrettezza, si arrabbiasse con l'autore e per odio gli vietasse di correggere lo scritto e gli dicesse come giustificazione assurda: "No, non voglio essere cancellato, voglio rimanere lì come testimone contro di te, testimone del fatto che tu sei un cattivo scrittore!".
(S. Kierkegaard)
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