giovedì 24 giugno 2010

Solo un altro sassetto

La settimana scorsa un condannato a morte è stato fucilato negli USA.
Ma nel rituale c'è qualcosa che non riguarda soltanto quell'esecuzione, qualcosa di più profondamente contradditorio e diffuso: cinque cecchini, volontari anonimi, devono sparare un colpo a testa, ognuno ha un fucile con un proiettile in canna, ma dei cinque fucili ce n'è uno, non identificato, che è caricato a salve. A chi spara è garantito perciò il beneficio del dubbio che il proprio colpo non sia stato quello mortale.
Ci si domanda: se si sceglie volontariamente di sparare, dev'esserci a monte una forte convinzione, allora perché mantenere l'anonimato e soprattutto perché lasciarsi un margine di spazio interno per assolversi all'occorrenza?
Non è questione di USA, è pieno il mondo di gente così, da sempre, in compagnia, si prende la mira e si lanciano sassi contro Maddalena, senza poter distinguere quale è stato decisivo. "In fondo il mio era solo un altro sassetto". Quando l'istinto della canaglia è passato, l'essere umano, che con la canaglia convive, si rassicura.
E quante Maddalene esistono, colpite solo perché hanno qualcosa di diverso che fa rabbia o gola?
Si usano giudizi, inganni, si mente, si ruba, si sottrae a danno di una persona, una società, uno stato... minimizzando la propria responsabilità: "in fondo il mio era solo un sassetto"

(G. Carcasi)

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