Una volta ho partecipato ad un seminario di una “setta” filosofica (non è il termine giusto, ma al momento non mi viene in mente nient’altro). Il fondatore di questa, diciamo, “scuola di pensiero” si propone di aiutare le persone a raggiungere la propria completezza di essere umano con una filosofia di vita di cui non ricordo il nome. In realtà si era limitato ad assemblare un po’ di idee e di pratiche qua e là per il mondo, dal taoismo alla sciamanesimo, ma questo adesso non ci interessa.
Il seminario era tenuto proprio dal fondatore stesso, e ad un certo punto ha rivolto questa domanda ai partecipanti: “State camminando sul ciglio di una strada, quando vi imbattete in una lumaca che sta cercando di attraversare. Cosa fate: la lasciate andare rispettando la sua libertà o la raccogliete portandola in salvo?”
La platea ovviamente si divide in due, chi a favore della prima ipotesi chi della seconda. Il fondatore lascia esprimere i vari pareri, poi spiega la “giusta” via:
“Dovete lasciarla stare perché ognuno di noi è responsabile solo della propria vita, nessuno si deve assumere la responsabilità della vita degli altri, né tantomeno limitare la libertà di scelta degli altri. Se la lumaca ha scelto di attraversare la strada avrà il suo motivo per farlo, e se glielo impediamo, anche a fin di bene, che in questo caso è il preservarla da un possibile schiacciamento da pneumatico, stiamo ledendo la sua libertà. Il principio in sé di voler aiutare gli altri è ammirevole, ma, a prescindere dal fatto che ci sarebbe comunque impossibile preservare tutti da qualunque pericolo (magari, ad esempio, riportiamo la lumaca sul ciglio, passa una bici, e la uccide lo stesso), è più importante rispettare le scelte altrui. Tutto questo significa inoltre che noi siamo i soli responsabili di quello che ci accade, e pertanto non ha senso prendersela con chicchessia per quello che viviamo”.
Ovviamente chi la pensava in un modo continuava a pensarla in quel modo e chi nell’altro nell’altro… la discussione tra le due fazioni occupa praticamente quasi tutto il tempo del seminario.
Ora, io ritengo che in realtà nessuno dei due ha ragione, e tutt’e due ce l’hanno... Nel senso che non esiste una risposta assoluta, che funzioni comunque sempre. Dipende dalla situazione, dalla motivazione della lumaca, da chi sei tu e perché ti trovi lì, magari un giorno può essere corretto “salvare” la lumaca perché in quel momento era solo distratta o stava sbagliando strada, ma magari, già solo il giorno dopo, la stessa identica lumaca vuole attraversare la strada nello stesso punto perché dall’altra parte c’è la lumaca della sua vita che l’aspetta, e quindi non sarebbe più corretto “salvarla”, perché magari quella lumaca preferirebbe morire piuttosto che vivere senza la sua compagna. Le motivazioni che spingono qualcuno a fare qualcosa possono essere infinite, ed è semplicemente ridicolo decidere a priori come comportasi di fronte a determinate situazioni, come una specie di tabella comportamentale… e se, ad esempio, quella situazione assomigliasse solo a quella indicata nel manuale? Ma non è esattamente quella? Quante volte nella storia dell’Universo si sono ripetute esattamente due situazioni identiche?
Per questo mi fanno sorridere quelli che distribuiscono modelli comportamentali, siano essi di natura filosofica, religiosa, spirituale o etica.
Scelte, tabelle e lumache. Ovvero: com'è complicato stare al mondo... http://tr.im/NzPZ #ornitorinco
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