giovedì 25 novembre 2010

Il sutra di Hakuin

"Sin dal principio tutti gli esseri sono dei Buddha.
E' come l'acqua e il ghiaccio:
senza acqua non c'è ghiaccio,
al di fuori degli esseri viventi non c'è Buddha.
Non sapendo che è vicino, lo si cerca lontano.
Che peccato!
E' come essere nell'acqua e lamentarsi per la sete.
La causa del nostro vagabondare attraverso i sei mondi
è che viviamo nell'oscuro sentiero dell'ignoranza.
Di oscuro sentiero in oscuro sentiero...
quando sfuggiremo al ciclo delle rinascite?
La meditazione Mahayana va oltre ogni nostra lode.
Tutto riporta alla pratica della meditazione.
Grazie ad una sola seduta
si distruggono innumerevoli eoni di karma negativo.
Come potrebbero esserci sentieri sbagliati?"

(Hakuin, maestro Zen del XVII secolo)


"Sin dal principio tutti gli esseri sono dei Buddha".
Quest'unica frase è sufficiente. E' l'inizio, il centro e la fine. E' tutto.
Lo Zen chiama questa frase "il ruggito del leone". In un colpo solo questa frase ti ha liberato, ti ha salvato da te stesso: tu sei un Buddha.
Con una frase Hakuin ha concluso. Il resto del canto è per coloro che non sono in grado di capire la prima affermazione.

lunedì 22 novembre 2010

La cultura impone costrizioni

La cultura impone costrizioni non solo alla sua esistenza nella società, ma anche alla sua esistenza biologica, e non solo a settori della sua esistenza umana, ma alla sua struttura istintuale stessa.
Ma queste costrizioni sono la condizione preliminare del progresso. Lasciati liberi di perseguire i loro obiettivi naturali, gli istinti fondamentali dell'uomo sarebbero incompatibili con ogni duratura associazione e conservazione: distruggerebbero perfino ciò che abitualmente uniscono.
L'Eros incontrollato è altrettanto funesto del suo antagonista, l'istinto di morte. La loro forza distruttiva deriva dal fatto che essi tendono ad una soddisfazione che la cultura non può concedere: alla soddisfazione come tale e fine a se stessa, in qualsiasi istante.
Gli istinti devono quindi essere deviati dalla loro meta, ed essere inibiti nel loro scopo. La civiltà comincia quando si è rinunciato efficacemente all'obiettivo primario, alla soddisfazione integrale dei bisogni.
Le vicissitudini degli istinti sono le vicissitudini dell'apparato psichico nella civiltà. Gli impulsi animali diventano istinti umani sotto l'influenza della realtà esterna. Freud descrisse questo cambiamento come la trasformazione del principio del piacere in principio della realtà.


(H. Marcuse, 1955)

martedì 16 novembre 2010

Il principio della performance

Il principio della realtà nel nostro ordinamento sociale assume un aspetto particolare che viene definito da Marcuse "principio della performance". Questo concetto della prestazione, del rendimento, della produzione non è certo nuovo come oggetto di critica, in Marcuse però la performance assume un significato più generale e viene criticato in quanto principio normativo di tutti i rapporti umani nella società industriale avanzata. Ciò non impedisce, tuttavia, che esso sia anche un problema politico e obbedisca ai modi dello sviluppo capitalista. Da questo punto di vista si può dire che il principio della performance appare come una norma etica che corrisponde alla fase della mercificazione del lavoro: esso riassume in un solo concetto sia la maggior autonomia di decisioni dell'operaio e del tecnico moderno, sia, allo stesso tempo, i più stretti vincoli di questi ai principi generali che informano il procedere dell'azienda. Questo particolare tipo di principio della realtà pretende l'inserimento totale del lavoratore in un meccanismo che di fatto gli sottrae la possibilità di prendere decisioni importanti, cioè in un meccanismo che inserisce ogni sua azione in una situazione già scelta, e predetermina ogni sua scelta in funzione di un criterio del rendimento che ne orienta l'azione verso interessi che non gli appartengono.

giovedì 4 novembre 2010

La somministrazione controllata della libertà sociale

Certamente si ha il diritto di mettere in pratica la non-repressività anche all'interno della società costituita: dalle stravaganze dell'abbigliamento agli espedienti più folli della vita diurna e notturna. Ma nella società costituita questo genere di proteste si muta in uno strumento di stabilizzazione e perfino di  conformismo, poiché non solo lascia intatte le radici della malattia sociale, ma anche testimonia di una illusoria libertà individuale all'interno della repressione generale.
E' certamente un bene che queste libertà del privato siano ancora praticabili e praticate, ma la generale mancanza di libertà sociale conferisce loro un significato regressivo. Un tempo questi sfoghi individuali della repressione erano privilegio esclusivo di una limitata classe alta, mentre in condizioni eccezionali venivano concessi anche agli altri strati meno privilegiati della popolazione. In contrasto a ciò, la civiltà industriale avanzata democratizza le autorizzazioni allo sfogo.
Questa forma di compenso serve a rafforzare il governo che la consente, e le istituzioni che somministrano il compenso.