mercoledì 9 giugno 2010

La nausea

L'intellettuale parigino Antoine Roquentin si trasferisce a Bouville, piccolo centro di provincia, per completare un libro di storia. Ma qui improvvisamente la sua percezione della realtà comincia a cambiare: gli oggetti che lo circondano gli danno un senso di nausea, il lavoro lo deprime, la vita cittadina gli appare squallida e insensata.
Prende allora ad annotare in un diario tutti i suoi stati d'animo, mentre la nausea si fa sempre più forte. Annotate le sue ricerche, Antoine sta per cedere  definitivamente, quando si accorge che ascoltando della musica il grave malessere che lo travaglia scompare d'incanto. Si rende conto allora che forse solo "creando" per via artistica (e nel suo caso, letteraria) si può riuscire a giustificare la propria esistenza di fronte a se stessi e al mondo.

Scritto nel 1938, La nausea è considerato il romanzo-manifesto dell'esistenzialismo francese: narrazione filosofica per eccellenza, nutrita delle ricerche e degli studi che Sartre andava parallelamente compiendo (da Heidegger a Jasper a Husserl), racconta la gestazione di una vocazione letteraria che ha tutto l'aspetto dell'ultima spiaggia concessa all'individuo per acquistare un senso del sé che non sia del tutto fallimentare. La letteratura può costituire una pur precaria forma di salvezza, ma resta minaccioso e oscuro il Moloch enorme, sordo e cieco della vita reale, che insorge insieme alla frattura originaria dell'esistere, e che riverbera sul destino di ognuno l'ombra di un incolmabile e decisivo difetto d'essere.

"L’uomo è condannato ad essere libero: 'condannato' perché non si è creato da se stesso, e pur tuttavia 'libero', perché, una volta gettato nel mondo, è responsabile di tutto ciò che fa."

Jean-Paul Sartre (1905-1980)

2 commenti:

  1. non dirmi che è il tuo libro preferito :)

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  2. No, non è il mio libro preferito in assoluto, ma è uno di quei libri che ho adorato perché leggendolo era come se vedessi scritto nero su bianco alcune sensazioni ed idee che avevo avuto per i fatti miei, ma che non avrei saputo esprimere in maniera così chiara, così "narrativa" come ha fatto il grande Sartre!

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